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martedì 13 gennaio 2015

"Si può fare"




 
 "Si può fare" è un film del 2008 ispirato alle storie vere delle cooperative sociali mnate negli anni ottanta per dare lavoro ai pazienti dismessi dai manicomi in seguito alla Legge Basaglia. Il film è dedicato alle oltre 2.500 cooperative esistenti in Italia e ai 30.000 soci diversamente abili che vi lavorano.
La Cooperativa di cui si parla nel film è denominata "Cooperativa 180" in quanto si riconduce alla legge numero 180 del 1978 la quale prese il nome appunto di "Legge Basaglia".
Tale legge impose infatti la chiusura dei manicomi e regolamentò il Trattamento Sanitario Obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici.
La legge stessa voleva anche essere un modo per modernizzare l'impostazione clinica dell'assitenza psichiatica instaurando rapporti umani rinnovati con il personale e la società e riconoscendo appieno i diritti e le necessità di una vita di qualità dei pazienti, seguiti e curati anche da strutture territoriali.
Il protagonista che più si avvicina alla figura di noi educatori è il Sig. Nello il quale viene trasferito all'interno della Cooperativa 180 in qualità di Direttore.

Riflettiamo ora su alcuni momenti del film.
Inizialmente spaesato e impacciato nel relazionarsi con i pazienti della struttura a causa della non conoscenza della disabilità mentale, cerca di coinvolgere maggiormente tali persone trattandole normalmente.
Ecco che crea uno spirito di gruppo facendoli diventare tutti "soci" della cooperativa in cui si trovano partendo dalle preferenze di ognuno: prendere decisioni insieme poichè nessuno è superiore agli altri membri, pensare assieme ed agire assieme per un obiettivo comune.
Tutto ciò viene visto dal Sig. Nello in un ottica di inserimento lavorativo il quale si svolge all'esterno della struttura tramite l'applicazione di parquet presso case o negozi.
Nel film ci vengono anche presentate le ostilità della società di quegli anni nei confronti della persona affetta da disabilità mentale e della concezione che essa aveva della persona "matta" ossia bisognosa di assistenza in quanto incapace di intendere e volere, incapace di agire, pericolosa, violenta e per questo necessariamente segregata in strutture specializzate nelle quali essere sottoposta a trattamenti farmacologici e non per attenuare le suddette reazioni.
Questo modo di agire di Nello, ci serve per capire invece come la società cambiò dopo la Legge Basaglia e come gli operatori sociali dovettero trovare nuove modalità progettuali per poter coinvolgere queste persone nella società interagendo con gli stili di vita "normali".
La novità è proprio l'inserimento lavorativo quotidiano e continuativo di queste persone, attività che ci accomuna tutti.
Attività che aiuta la persona disabile a raggiungere alcuni obiettivi quali: 
  • autonomia personale ed economica;
  • autostima in quanto è essa autrice del prodotto che risulterà dal suo lavoro;
  • conoscenza di nuove persone;
  • integrazione con la società odierna;
  • apprendimento di metodologie lavorative (anche se facilitate);
Anche al giorno d'oggi noi operatori ci troviamo ad affrontare le difficoltà che la società nutre nell'accettazione di persone affette da disabilità mentale.
Difficoltà che ritroviamo nello sguardo attento di chi incrociamo durante una passeggiata per le vie paesane, nell' incapacità di relazione con la persona disabile, stupore durante il racconto della giornata quotidiana e il tipico sguardo di chi pensa "Ma tu sei il matto a fare ciò che fai con loro".
E' un ambito molto difficile, pieno di insidie, imprevedibile e a volte anche pieno di pericoli ma dal mio punto di vista sono proprio queste caratteristiche che danno quel "qualcosa in più" a questo settore.
Caratteristiche che vanno guardate in un ottica positiva in quanto rendono il lavoro quotidiano dell'operatore/educatore diverso ogni giorno e soprattutto non si può mai dire di essersi annoiati.
Se nel nostro lavoro dovessimo pensare sempre a cosa potrebbe succederci in ogni istante, sicuramente non avremo deciso di operare in questi settori. Ecco perchè spesso dalla società veniamo guardati come dei supereroi che fanno qualcosa di assurdo, incredibile e che ha del fantastico.
In verità non facciamo nulla di tutto ciò. In verità accompagnamo e sosteniamo queste persone aiutandole a vivere il quotidiano nel modo più "normale" possibile. Le aiutiamo ad integrarsi con la società e a farsi conoscere con diverse modalità come ad esempio portandoli a fare un passeggiata, ad una funzione religiosa, nei negozi, nei centri commerciali, al mare ed in tutti queli luoghi che noi frequantiamo abitualmente.
Questi sono solo alcuni spunti che possiamo analizzare di questo film, ma ce ne sarebbero infiniti altri.
 
Film di cui consiglio la visione in quanto aiuta a considerare chi è affetto da disabilità mentale come Persona comune, insegnandoci anche che alcuni obiettivi gratificanti possono essere raggiunti..ovviamente con qualche sforzo in più da parte sia dell'operatore sia da parte di queste persone.

E per voi, cosa significa essere educatori nell'ambito della disabilità?
 
Fonti: Wikipedia.

sabato 3 gennaio 2015

"Le parole sono la nostra visione del mondo.."


Oggi ci occupiamo di un grande giornalista, scrittore e blogger italiano venuto a mancare pochi giorni fa, più precisamente il 18 dicembre 2014: Franco Bomprezzi.

Affetto da osteogenesi imperfetta (la quale crea problemi a carico dello scheletro, delle articolazioni, degli occhi, delle orecchie, della cute e dei denti. I fenotipi più gravi o letali sono la conseguenza di difetti genetici, che determinano molecole anomale di collagene), che l'avrebbe portato a vivere e lavorare su una sedia a rotelle (sua fedele compagna), ha dedicato la sua vita a trattare il tema della disabilità facendone parte lui stesso. In questo modo ha dato testimonianze del suo stato di vita tramite le quali sosteneva le persone che si trovano nelle difficoltà quotidiane legate a delle disabilità, a vivere secondo concetti positivi senza mai arrendersi.
Il 13 aprile 2013 sulla paittaforma You Tube venne inserita da "Volontariato Oggi" questo  video di una riflessione del giornalista a riguardo della parola "abilità".



Analizziamo e riflettiamo su alcuni concetti da lui presenteci.
Secondo la visione sociale, l'uso della parola "abilità" viene sfruttato solo dopo averne fatto un accostamento con il suo opposto: disabilità.
Segno questo di una evidente priorità del significato negativo della parola stessa e anche segno di come la società sia educata a vedere in modo pessimistico le situazioni che le si presentano. Solo dopo aver così riflettuto è disposta ad aprire gli orizzonti agli aspetti sereni di tale parola.
Secondo Franco Bomprezzi infatti, questa prospettiva deve essere il punto di partenza da cui ripartire col cercare e creare nuovi significati, ad esempio:
"Ricollocando la persona al centro dell'attenzione, della dignità e dell'orgoglio di ognuno ad essere al mondo indipendentemente dalla sua condizione."
Il giornalista ci riporta diversi fattori che portano al cambiamento delle abilità.
Esse infatti non permangono per sempre ed uguali a loro stesse, ma mutano a seconda dell'età, del contesto e mutano soprattutto a seconda della relazione umana.
E' proprio in questo concetto di relazione che troviamo un punto fondamentale di questa riflessione di Franco Bomprezzi.
Relazione umana intesa come rapporto con gli altri, tralasciando le condizioni specifiche di vita.
Difatti, esplicitando tale concetto, il giornalista non fa differenze tra persone disabili e non, ma si riferisce ad ognuno di noi; si riferisce al nostro modo di rapportarci con l'altro.
Concetto di "Altro" che si rifà a mio personale parere a quello di J.J.Rosseau, il quale lo definiva come:
"L'altro è un altro io diverso da me."
In particolare identifica due situazioni che quotidianamente possiamo vivere : una con la presenza della relazione e una nella quale essa viene a mancare.
Se l'abilità viene vista senza la relazione, le conseguenze possono essere l'esclusione, l'isolamento, l'emarginazione e la discriminazione.
Ciò significa che, la tendenza nel fermarci a ciò che vediamo è più forte dell'andare oltre le apparenze. Così facendo, ci è molto difficle entrare, creare e consolidare una relazione sincera con l'altro.
Dovremo invece cercare di metterci in relazione vera con l'altro, ovvero andare oltre le apparenze;  cercando di comprendere le diverse abilità della persona che ci troviamo di fronte nonostante la vediamo molto diversa da noi.
Ne "Il piccolo principe" (l'opera letteraria più conosciuta di Antoine de Saint-Exupéry, pubblicato nel 1943) troviamo una frase che può prestarsi da sostegno per adottare tale modalità di relazione:
"L'essenziale è invisibile agli occhi".
E' questo il significato che personlmente traggo dalla riflessione di Franco Bomprezzi; significato a cui ogni persona con disabilità aspira di ritrovare nella società.

Il giornalista si sofferma poi sull'importanza del significato delle parole.
La societa, come già detto, si ferma ai concetti stigmatizzati delle parole senza approfondirli o vederli secondo altre prospettive. In tal modo essa risulta poco rispettosa verso se stessa non essendo esauriente nella spiegazione delle situazioni specifiche.
L'innvazione con cui ognuno di noi (nel proprio piccolo) può contribuire al miglioramento della società in questo ambito, sta proprio nel trovare nuovi significati e nuove parole con cui esprimere tali concetti.
Il giornalista ci invita a riflettere sulle parole che noi usiamo quotidianamente in quanto ogni volta in cui le usiamo, ci facciamo carico di una responsabilità non indifferente nei confronti della società.
"E' giusto interrgogarci sulle parole perchè esse sono la nostra visione del mondo. Esattamente attraverso le parole noi connotiamo. Nel momento in cui abbiamo deciso come etichettare una situazione, una persona o uno stato d'animo abbiamo fatto una nostra scelta estremamente forte."
Franco Bomprezzi conclude la riflessione con una domanda importante, sulla quale ognuno di noi potrebbe soffermarsi e riflettere ulteriormente:
"Come riscoprire l'autenticità delle parole?"
La risposta la lascio scoprire a voi.