In questo blog parlerò di molti aspetti della disabilità utilizzabili per trarne delle riflessioni.
Questo blog ha anche lo scopo di farci approcciare alla disabilità senza averne timore.
La Regione Veneto ha erogato dei finanziamenti per eliminare le barriere architettoniche con la legge regionale numero 16 del 2007.
Tale legge è sempre in vigore e viene attivata di volta in volta con l'apertura di un bando dedicato.
Per maggiori informazioni si può mandare una mail al seguente indirizzo di posta elettronica:
Ritroviamo l'argomento delle barriere architettoniche anche all'articolo 24 della Legge 5 febbraio 1992, n. 104
Da prestare particolare attenzione ad ogni testo di legge in quanto sono presenti procedure e varianti di casistica.
Uno Strumento che riconosce e regola i diritti delle persone con disabilità è la Convenzione dell'O.N.U. del 2006.
Essa consente di combattere le discriminazioni e le violazioni dei diritti di queste persone riconoscendone a pieno titolo lo status di "cittadini" e di conseguenza pareggiandoli a qualsiasi altra persona.
Questo documento è composto da 50 articoli con i quali tutti gli Stati del mondo riconoscono l'inclusione sociale nei confronti delle persone con disabilità.
Il 24 febbraio 2009 il Parlamento Italiano ratifica la Convenzione la quale diventa legge e il 23 dicembre 2010 l'Unione Europea ratifica la legge.
La Convenzione, tramite i vari articoli, rispetta la dignità di ogni persona, promuove l'autonomia in tutte le sue forme.
Si rivolge anche alla società, verso la quale si impegna a diffondere maggior consapevolezza delle diverse tipologie di disabilità e delle situazioni in cui le famiglie interessate vivono (Articolo 8).
Altri aspetti importanti sottolineati dalla Convenzione sono il riconoscimento all'educazione (Articolo 24), il diritto al lavoro (Articolo 27) e la partecipazione alla vita culturale e ricreativa (Articolo 30).
Questo documento dovremo diffonderlo il più possibile per renderci conto che le persone con disabilità siano uguali a tutte le altre persone con o senza handicap.
Se fossimo più informati sul mondo della disabilità sapremo relazionarci meglio con le persone con disabilità dandogli la giusta dignità che meritano.
Leggendo questo documento possiamo riflettere su molti aspetti che trascuriamo nel nostro agire quotidiano.
Simona Atzori è una ballerina e pittrice professionista, insomma, una artista poliedrica nata senza braccia.
Ci offre la sua visione della vita nonostante le difficoltà; difficoltà con cui essa convive ogni istante ma che ha imparato a sfruttare nel migliore dei modi.
Utilizza i piedi non solo per camminare ma li usa anche al posto delle mani. Grazie alla sua tenacia e alla sua grande voglia di vivere, trasmette a chi la vede ballare, dipingere e parlare, una sensazione di grande tranquillità e spensieratezza.
Con la sua serenità riesce a far dimenticare agli spettatori la sua disabilità: riesce cioè a mettere in campo tutti i "doni" che possiede tramite la danza e l'arte: riesce a far prevalere le risorse rispetto alle "mancanze"; riesce a far predominare la sua personalità rispetto al suo deficit andando controcorrente rispetto a quello che è il pregiudizio della società.
Grazie alla sua testimonianza possiamo riflettere su come affrontare le nostre difficoltà personali quotidiane e ci consiglia caldamente di:
"Vivere la vita in ogni sua sfacettatura , non fermarsi davanti alle difficoltà ma anzi, di prenderle e trasformarle in qualcosa di ancora più ricco per la propria vita".
"Svegliarsi alla mattina e dire "SI" a tutto quello che dobbiamo vivere.
Ogni persona di fronte alle difficoltà utilizza dei metodi con cui riuscire ad aggirare gli ostacoli che si presentano: lei ad esempio sfrutta l'arte, la danza e la pittura.
L'aver paura di quello che ci può succedere ci accomuna tutti, e proprio per questo dobbiamo avere quella fede che ci permette di credere che i momenti difficili possano essere superati.
Come?
"Ci vuole un po di coraggio. La forza e la voglia di cambiare, di prendere in mano la propria vita e farne un capolavoro. Credere in se stessi e in tutti i doni che abbiamo."
La giovane artista ci esorta ad affrontare la vita con il sorriso senza abbatterci mai; ci insegna ad avere fiducia in noi stessi per poter superare le difficoltà che ci si presentano davanti e ci insegna anche a non rimanere indifferenti ai problemi stessi ma anzi abbiamo il dovere di affrontarli per riuscire a conviverci in futuro o a ri - affrontare situazioni simili.
Il video di questa intervista lo potete vedere cliccando su questo link:
Una testimonianza dal mondo della disabilità ci viene dall'ex pilota di Formula 1 Alex Zanardi.
Dopo il grave incidente subito in pista nel 2001, Alex non si è mai lasciato avvilire dalle nuove condizioni di vita che avrebbe dovuto affrontare da quel momento in poi.
L'incidente infatti gli ha portato via ambi gli arti inferiori ma non per questo si è rassegnato; anzi, si è subito messo in gioco nel mondo sportivo inserendosi nelle categorie per disabili.
Inseguendo il sogno di rimanere nel modo dello sport, è poi riuscito comunque a vincere diversi titoli in diversi ambiti (maratona, bicicletta etc).
Nel link seguente potrete visualizzare un video nel quale l'ex pilota accompagna al traguardo Francesco, una persona affetta da S.L.A.
In questo video possiamo vedere come la disabilità non sia una condizione di vita negativa per Zanardi e nonostante ciò, è sempre presente in lui lo spirito di aiutare l'Altro ad esempio offrendosi di far partecipare Francesco alla maratona di Venezia del 2011 trasportandolo con la sua bicicletta.
L'ex pilota affronta ancora oggi la quotidianità col sorriso senza negare comunque la presenza di ostacoli fisici e morali.
Zanardi afferma:
"Vedere Francesco utilizzare la sua vita nel modo migliore possibile indipendentemente da quello che c'è a disposizione forse aiuta un po tutti a rimettere le cose nella giusta prospettiva da domani e ad acquistare un po di tenacia nell'affrontare gli ostacoli che ci sono [...]".
Il gesto finale nel quale Alex scende dalla sua bicicletta prima del traguardo appositamente per far arrivare per primo Francesco, è ricco di significato.
Con questo gesto, l'ex pilota ci vuole comunicare l'importanza di ogni persona, a maggior ragione se avente dei problemi nonostante i quali essa si metta in gioco fino alla fine.
L'orgoglio, il sorriso, la tenacia e l'impegno che possiamo leggere negli occhi di Alex Zanardi ci dovrebbe far riflettere su come poter affrontare la vita ogni giorno con un sorriso in più avendo ben presente la consapevolezza di quanto la nostra vita sia preziosa e di quanto essa abbia il bisogno e la necessità di essere vissuta...NONOSTANTE TUTTO.
Il titolo di questo post si riferisce alla frase di esordio di un video che ha ricevuto milioni di visualizzazioni e che può essere usato come strumento di riflessione dati i suoi contenuti.
Un video della durata di cinque minuti circa ma di grande intensità.
Il video è stato creato dallo scrittore e regista londinese Gary Turk.
Con questo strumento di comunicazione, il regista ci vuole far riflettere sull'isolamento che viviamo ai giorni d'oggi dovuto al frequente uso dei mass media, in particolare ai social network.
Ci evidenzia la difficoltà nel comunicare con le persone che ogni giorno ci troviamo davanti e la scomparsa della comunicazione tra di noi.
Isolamento che porta ad isolarci in noi stessi nonostante ci troviamo in una stanza con presenti centinaia di persone.
Ci esorta a "stare vicini ai nostri amici" in modo da trovarci in futuro con dei punti saldi di riferimento specie nel momento del bisogno.
Lo scrittore ci suggerisce un comportamento da adottare:
"Se sei in pubblico e ti senti solo, stai lontano dal telefono, apriti all'altro ed impara a coesistere".
Turk parla di isolamento sociale dovuto alla tecnologia, ma allo stesso modo possiamo parlare di isolamento sociale dovuto proprio a questa "paura di aprirsi all'altro"..che altro non è che il suggerimento che lo scrittore ci offre.
Paura che ritroviamo anche nel mondo della disabilità: abbiamo paura di relazionarci con l' "Altro diverso da me" ed ecco che portiamo quest'altra persona all'isolamento; ecco che diventiamo parte della causa di distacco di quella persona dal mondo che la circonda.
Lo scrittore afferma:
"il mio problema è la differenza tra il guardare nei loro occhi o un nome sullo schermo."
Probabilmente oggi guardare un nome sullo schermo è più facile del guardare gli occhi della persona che ci troviamo davanti.
Dovremo invece ricercare e ritrovare lo sguardo anche della persona disabile; sguardo che è pieno di risorse, colmo di modi diversi di comunicazione; sguardo che dobbiamo saper vedere.
Persone che non hanno bisogno dei social network o di smartphone per sentirsi circondati da amici; persone che hanno bisogno invece di sorrisi sinceri, risate serene, momenti di divertimento e (perchè no?) anche di momenti di riflessione.
Il regista ci dice ancora:
"Lo strumento che noi chiamiamo "social" è tutt'altra cosa se da una parte apriamo i nostri computer e dall'altra chiudiamo le nostre porte."
Dovremo imparare quindi a diventare parte attiva della vita di queste persone senza aver paura di relazionarci con loro, cercando di trovare quelle che sono le loro risorse.
Dovremo aprire le nostre porte anche a tutte le persone (conosciute e non) che incontriamo quotidianamente.
Ci può sembrare scontato, ma sono proprio i gesti più piccoli che possono rendere qualcuno felice anche solo per pochi secondi; secondi che potrebbero cambiare la giornata di quella persona a cui abbiamo sorriso.
Solo così sapremo dare il meglio di noi stessi facendoci strumento di serenità per chi incontriamo durante il nostro cammino.
"Si può fare" è un film del 2008 ispirato alle storie vere delle cooperative sociali mnate negli anni ottanta per dare lavoro ai pazienti dismessi dai manicomi in seguito alla Legge Basaglia. Il film è dedicato alle oltre 2.500 cooperative esistenti in Italia e ai 30.000 soci diversamente abili che vi lavorano. La Cooperativa di cui si parla nel film è denominata "Cooperativa 180" in quanto si riconduce alla legge numero 180 del 1978 la quale prese il nome appunto di "Legge Basaglia". Tale legge impose infatti la chiusura dei manicomi e regolamentò il Trattamento Sanitario Obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici. La legge stessa voleva anche essere un modo per modernizzare l'impostazione clinica dell'assitenza psichiatica instaurando rapporti umani rinnovati con il personale e la società e riconoscendo appieno i diritti e le necessità di una vita di qualità dei pazienti, seguiti e curati anche da strutture territoriali. Il protagonista che più si avvicina alla figura di noi educatori è il Sig. Nello il quale viene trasferito all'interno della Cooperativa 180 in qualità di Direttore.
Riflettiamo ora su alcuni momenti del film. Inizialmente spaesato e impacciato nel relazionarsi con i pazienti della struttura a causa della non conoscenza della disabilità mentale, cerca di coinvolgere maggiormente tali persone trattandole normalmente. Ecco che crea uno spirito di gruppo facendoli diventare tutti "soci" della cooperativa in cui si trovano partendo dalle preferenze di ognuno: prendere decisioni insieme poichè nessuno è superiore agli altri membri, pensare assieme ed agire assieme per un obiettivo comune. Tutto ciò viene visto dal Sig. Nello in un ottica di inserimento lavorativo il quale si svolge all'esterno della struttura tramite l'applicazione di parquet presso case o negozi. Nel film ci vengono anche presentate le ostilità della società di quegli anni nei confronti della persona affetta da disabilità mentale e della concezione che essa aveva della persona "matta" ossia bisognosa di assistenza in quanto incapace di intendere e volere, incapace di agire, pericolosa, violenta e per questo necessariamente segregata in strutture specializzate nelle quali essere sottoposta a trattamenti farmacologici e non per attenuare le suddette reazioni. Questo modo di agire di Nello, ci serve per capire invece come la società cambiò dopo la Legge Basaglia e come gli operatori sociali dovettero trovare nuove modalità progettuali per poter coinvolgere queste persone nella società interagendo con gli stili di vita "normali". La novità è proprio l'inserimento lavorativo quotidiano e continuativo di queste persone, attività che ci accomuna tutti. Attività che aiuta la persona disabile a raggiungere alcuni obiettivi quali:
autonomia personale ed economica;
autostima in quanto è essa autrice del prodotto che risulterà dal suo lavoro;
conoscenza di nuove persone;
integrazione con la società odierna;
apprendimento di metodologie lavorative (anche se facilitate);
Anche al giorno d'oggi noi operatori ci troviamo ad affrontare le difficoltà che la società nutre nell'accettazione di persone affette da disabilità mentale. Difficoltà che ritroviamo nello sguardo attento di chi incrociamo durante una passeggiata per le vie paesane, nell' incapacità di relazione con la persona disabile, stupore durante il racconto della giornata quotidiana e il tipico sguardo di chi pensa "Ma tu sei il matto a fare ciò che fai con loro". E' un ambito molto difficile, pieno di insidie, imprevedibile e a volte anche pieno di pericoli ma dal mio punto di vista sono proprio queste caratteristiche che danno quel "qualcosa in più" a questo settore. Caratteristiche che vanno guardate in un ottica positiva in quanto rendono il lavoro quotidiano dell'operatore/educatore diverso ogni giorno e soprattutto non si può mai dire di essersi annoiati. Se nel nostro lavoro dovessimo pensare sempre a cosa potrebbe succederci in ogni istante, sicuramente non avremo deciso di operare in questi settori. Ecco perchè spesso dalla società veniamo guardati come dei supereroi che fanno qualcosa di assurdo, incredibile e che ha del fantastico. In verità non facciamo nulla di tutto ciò. In verità accompagnamo e sosteniamo queste persone aiutandole a vivere il quotidiano nel modo più "normale" possibile. Le aiutiamo ad integrarsi con la società e a farsi conoscere con diverse modalità come ad esempio portandoli a fare un passeggiata, ad una funzione religiosa, nei negozi, nei centri commerciali, al mare ed in tutti queli luoghi che noi frequantiamo abitualmente. Questi sono solo alcuni spunti che possiamo analizzare di questo film, ma ce ne sarebbero infiniti altri. Film di cui consiglio la visione in quanto aiuta a considerare chi è affetto da disabilità mentale come Persona comune, insegnandoci anche che alcuni obiettivi gratificanti possono essere raggiunti..ovviamente con qualche sforzo in più da parte sia dell'operatore sia da parte di queste persone.
E per voi, cosa significa essere educatori nell'ambito della disabilità? Fonti: Wikipedia.
Oggi ci occupiamo di un grande giornalista, scrittore e blogger italiano venuto a mancare pochi giorni fa, più precisamente il 18 dicembre 2014: Franco Bomprezzi.
Affetto da osteogenesi
imperfetta (la quale crea problemi a carico dello scheletro, delle
articolazioni, degli occhi, delle orecchie, della cute e dei denti. I
fenotipi più gravi o letali sono la conseguenza di difetti genetici,
che determinano molecole anomale di collagene), che l'avrebbe portato
a vivere e lavorare su una sedia a rotelle (sua fedele compagna), ha dedicato la sua vita a trattare il tema della disabilità facendone parte lui stesso. In questo modo ha dato testimonianze del suo stato di vita tramite le quali sosteneva le persone che si trovano nelle difficoltà quotidiane legate a delle disabilità, a vivere secondo concetti positivi senza mai arrendersi. Il 13 aprile 2013 sulla paittaforma You Tube venne inserita da "Volontariato Oggi" questo video di una riflessione del giornalista a riguardo della parola "abilità".
Analizziamo e riflettiamo su alcuni concetti da lui presenteci.
Secondo la visione sociale, l'uso della parola "abilità" viene sfruttato solo dopo averne fatto un accostamento con il suo opposto: disabilità.
Segno questo di una evidente priorità del significato negativo della parola stessa e anche segno di come la società sia educata a vedere in modo pessimistico le situazioni che le si presentano. Solo dopo aver così riflettuto è disposta ad aprire gli orizzonti agli aspetti sereni di tale parola.
Secondo Franco Bomprezzi infatti, questa prospettiva deve essere il punto di partenza da cui ripartire col cercare e creare nuovi significati, ad esempio:
"Ricollocando la persona al centro dell'attenzione, della dignità e dell'orgoglio di ognuno ad essere al mondo indipendentemente dalla sua condizione."
Il giornalista ci riporta diversi fattori che portano al cambiamento delle abilità.
Esse infatti non permangono per sempre ed uguali a loro stesse, ma mutano a seconda dell'età, del contesto e mutano soprattutto a seconda della relazione umana.
E' proprio in questo concetto di relazione che troviamo un punto fondamentale di questa riflessione di Franco Bomprezzi.
Relazione umana intesa come rapporto con gli altri, tralasciando le condizioni specifiche di vita.
Difatti, esplicitando tale concetto, il giornalista non fa differenze tra persone disabili e non, ma si riferisce ad ognuno di noi; si riferisce al nostro modo di rapportarci con l'altro.
Concetto di "Altro" che si rifà a mio personale parere a quello di J.J.Rosseau, il quale lo definiva come:
"L'altro è un altro io diverso da me."
In particolare identifica due situazioni che quotidianamente possiamo vivere : una con la presenza della relazione e una nella quale essa viene a mancare.
Se l'abilità viene vista senza la relazione, le conseguenze possono essere l'esclusione, l'isolamento, l'emarginazione e la discriminazione.
Ciò significa che, la tendenza nel fermarci a ciò che vediamo è più forte dell'andare oltre le apparenze. Così facendo, ci è molto difficle entrare, creare e consolidare una relazione sincera con l'altro.
Dovremo invece cercare di metterci in relazione vera con l'altro, ovvero andare oltre le apparenze; cercando di comprendere le diverse abilità della persona che ci troviamo di fronte nonostante la vediamo molto diversa da noi.
Ne "Il piccolo
principe" (l'opera letteraria più conosciuta di Antoine de Saint-Exupéry, pubblicato nel 1943) troviamo una frase che può prestarsi da sostegno per adottare tale modalità di relazione:
"L'essenziale è invisibile agli occhi".
E' questo il significato che personlmente traggo dalla riflessione di Franco Bomprezzi; significato a cui ogni persona con disabilità aspira di ritrovare nella società.
Il giornalista si sofferma poi sull'importanza del significato delle parole.
La societa, come già detto, si ferma ai concetti stigmatizzati delle parole senza approfondirli o vederli secondo altre prospettive. In tal modo essa risulta poco rispettosa verso se stessa non essendo esauriente nella spiegazione delle situazioni specifiche.
L'innvazione con cui ognuno di noi (nel proprio piccolo) può contribuire al miglioramento della società in questo ambito, sta proprio nel trovare nuovi significati e nuove parole con cui esprimere tali concetti.
Il giornalista ci invita a riflettere sulle parole che noi usiamo quotidianamente in quanto ogni volta in cui le usiamo, ci facciamo carico di una responsabilità non indifferente nei confronti della società.
"E' giusto interrgogarci sulle parole perchè esse sono la nostra visione del mondo. Esattamente attraverso le parole noi connotiamo. Nel momento in cui abbiamo deciso come etichettare una situazione, una persona o uno stato d'animo abbiamo fatto una nostra scelta estremamente forte."
Franco Bomprezzi conclude la riflessione con una domanda importante, sulla quale ognuno di noi potrebbe soffermarsi e riflettere ulteriormente: